La ventilazione delle fondazioni e l’attacco a terra degli edifici in legno

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Da quando l’uomo ha iniziato a costruire, pensiamo alle palafitte, si è sentita l’esigenza di sollevarsi dal terreno per favorire la ventilazione ed evitare l’umidità che rendeva l’ambiente umido e malsano. Già gli antichi romani avevano compreso quanto fosse utile sopraelevare dal terreno le proprie costruzioni: il terreno veicola l’umidità di risalita per semplice contatto. La tecnica degli antichi romani consentiva, mediante l’uso di intercapedini, rea, anche l’utilizzo delle stesse per veicolare aria per il risanamento e il riscaldamento degli ambienti sovrastanti.

Oggi sappiamo che un altro pericolo arriva dal terreno e risale negli ambienti confinati: il gas radon. Considerato seconda causa di cancro ai polmoni dopo il fumo di sigaretta, si può dissipare mediante la creazione di cavedi o vespai al di sotto delle nostre abitazioni.

Per ottenere una efficace ventilazione naturale della fondazione è necessario collegare l’intercapedine con l’esterno. Ovvero costruire sopraelevandosi mediante appositi accorgimenti come vespai (muretti o tavelle a gattaiola) o prefabbricati tipo iglooo che trovano proprio nelle anfore romane utilizzate allo stesso scopo, il loro lontano predecessore.
Se si prevede di realizzare un piano interrato o seminterrato, questo servirà anche a garantire un’adeguata ventilazione e a mantenere asciutto il piano d’appoggio della costruzione in legno. Se, invece, questi locali non sono presenti e si prevede di far partire l’edificio direttamente da terra, allora sarà opportuno realizzare una piattaforma mediante una fondazione ventilata. Si possono, ad esempio, utilizzare i cosiddetti “casseri a perdere”, cioè elementi a cupoletta che permettono il passaggio dell’aria e, quindi, lo smaltimento verso l’esterno sia dell’umidità di risalita, sia degli eventuali gas radon presenti.

Da ultimo si nomina il vetro cellulare. In bioedilizia questo presenta numerosi pregi, perchè è imputrescibile, incombustibile, resistente, riciclabile quando non incollato con bitumi o sostanze sintetiche, riutilizzabile nel caso di costruzioni a secco, impedisce in modo ottimale il passaggio dell’umidità di risalita e del radon. Non va però dimenticato che questo materiale non può essere considerato “bio” o “eco” in quanto la sua produzione richiede molta energia, perchè spesso le sostanze con le quali lo si incolla strato su strato, e quindi non il materiale in sè, che rendono difficile il riciclaggio del pannello, ed inoltre le sostanze bituminose e sintetiche utilizzate esalano solventi e rendono impossibile un  eventuale riutilizzo del materiale.

L’attacco a terra degli edifici in legno deve rispondere ad una serie di requisiti volti a risolvere problematiche tecnico-costruttive, normative, bioclimatiche:

  1. verifica termoigrometri
  2. condizioni di giunzione e contatto tra gli elementi
  3. assenza di infiltrazioni

Innanzitutto va premesso che da normativa, anche gli edifici interamente in legno, necessitano di fondazioni in calcestruzzo armato. Scopo delle fondazioni quello di distribuire il carico dell’edificio in modo uniforme su tutto il terreno di appoggio. L’incidenza in termini di peso delle costruzioni in legno (generlamente circa il 30% in meno delle costruzioni tradizionali) consente un risparmio sui dimensionamenti e l’armatura, l’efficienza sismica permette l’utilizzo di ancoraggi e staffaggi puntuali, ma restano da risolvere i punti di contatto tra materiali diversi (ponti termici) e la possibilità di risalità dell’umidita nei vari strati di legno e/o di isolanti naturali. Il problema non sarà soltanto di umidità quanto di deterioramento progressivo dei materiali stessi.

Gli accorgimenti da adottare sono molteplici: occorre innanzitutto tenere separati i materiali, ossia non fare entrare in contatto direttamente il calcestruzzo armato con il legno. Innanzitutto intorno all’edificio deve essere realizzato uno scavo, con opportuno strato di drenaggio, con canalizzazione delle acque di scolo. Il marciapiede esterno dovrà avere una pendenza tale impedire il ristagno di acqua verso le pareti. La parete in legno, per opportuna precauzione, va posizionata sopraelevata rispetto al livello marciapiede, anche di qualche decina di centimetri. 30-40 cm sono considerati ideali sia nell’ipotetico rischio di accumulo neve che per cautela nei confronti del rimbalzo delle gocce di pioggia. Tra il cemento e il legno è fondamentale garantire impermeabilizzazione e la soluzione ottimale in bioedilizia è l’uso del caucciù.

sistema x-lam

 

Per approfondimenti:

  1. Case in legno in X-lam
  2. FAQ Promolegno

 

Fonti: